La vita, per lui (Gabriel Garcia Marquez) non è come si è vissuta ma come si ricorda.
Racconta che suo padre era un farmacista che vendeva medicinali a base di erbe ma non ebbe tanta fortuna. Amava conquistare le donne dalle quali ebbe diversi figli fuori dal matrimonio.
Si sposò per amore con la madre di Gabito, di famiglia distinta e ricca: il capo-famiglia era stato generale ed ai suoi tempi aveva fatto storia.
Gabito ebbe 11 fratelli che nascevano come conigli. Egli manifestò fin da piccolo la passione per la poesia e per la prosa: voleva capire tutto, era curioso e dopo ogni fatto che accadeva, buono o cattivo, voleva andare a fondo per conoscere la verità. Amava la giustizia ed era dalla parte del debole. Poichè era di tendenza comunista non era ben visto dal regime totalitario.
Frequentò il liceo e poi l’università ma doveva al suo genio più che allo studio ai buoni risultati scolastici.
Come il padre, amava le donne e la sua prima esperienza l’ebbe con una domestica: era appena un ragazzino. Amava anche bere e passava il suo tempo nei bar frequentati da scrittori e poeti, dove ascoltava con grande interesse le conversazioni degli scrittori dell’epoca.
Scrisse anche per dei giornali, dapprima senza firma ma in seguito diventò famoso.
Scrisse diverse opere e meritò il premio Nobel per la letteratura per l’opera “Cent’anni di solitudine“.
Le sue opere rispecchiano la sua personalità e l’ambiente familiare, sociale, politico del tempo.
Il suo paese, la Colombia è stato travagliato dalla dittatura sempre in lotta con i liberali e i comunisti, che volevano la democrazia.
Quest’opera non segue un ordine cronologico ma è fatta di ricordi saltando da un episodio all’altro senza tracciare un filo logico della sua vita.