Avevo sette anni, quando partii da Cagliari per la colonia montana, assieme ad altre bambine, figlie di ferrovieri .
Dopo l’attraversata per via mare , sbarcammo a Civitavecchia e da li’ in treno fino a Veroli , in provincia di Frosinone.
Fummo accolte molto bene e , dopo averci rifocillato ci diedero le istruzioni per i giorni seguenti .
Ogni mattina , dopo la colazione , salivamo su un pullman che ci portava in montagna per la cura elioterapica.
Dopo un ‘ora di sole ,che prendevamo distesi sull’erba a torso nudo , si giocava liberamente per i prati , seguite dalle assistenti .
Tra queste la più simpatica e materna era Germana , una giovane donna bruna , dai capelli lunghi , arrotolati , pettinatura in voga in quel lontano 1934 .
Dopo pranzo ci si riposava e poi si usciva per una passeggiata nel paese .
Le donne erano belle e rubiconde e vestvano come le donne sarde : camicia bianca ricamata e gonna lungaa a pieghe; ai piedi portavano le ciocce, dei sandali intrecciati intorno ai polpacci . Erano adornate da collane e pendenti di corallo rosso .
Dopo cena si saliva sulla terrazza per cantare ma al chiaro di luna , talvolta venivamo prese dalla nostalgia della propria famiglia , ma Germana trovava il modo di farci sorridere .
Il soggiorno a Veroli durò un mese e si concluse con una bella festa .
Al rientro ,prima della partenza , io fui la protagonista di un giallo . Al momento di salire sulla nave, mancava una bambina, destando una grande preoccupazione fra i responsabili.
Alla fine dopo tanta angoscia , si pensò di ripetere l ‘appello e questa volta saltò fuori la bambina mancante .
Quella bambina ero io che venivo confusa tra le continentali per il mio aspetto settentrionale. Da quel momento venivo chiamata col nomignolo di “La continentale”.