Mi piace rievocare la parabola di Epulone-Lazzaro, che rispecchia la società d’oggi.
Oggi il granaio del ricco è sempre più pieno, mentre quello del povero è sempre più vuoto.
Vi era un uomo ricco, chiamato Epulone, il quale vestiva lussuosamente e godeva di splendidi banchetti. Vi era anche Lazzaro, un povero malato, che raccoglieva le briciole della sua mensa, per sfamarsi.
Ma la giustizia divina relegò Epulone nell’inferno e Lazzaro in paradiso.
Epulone, straziato dal calore e dalla sete, levando gli occhi al cielo, vide Lazzaro, a cui chiese di bagnargli la lingua infuocata, ma gli fu negato.
Dopo la morte, tra cielo e terra vi è un abisso, per cui dal cielo non si può scendere all’inferno e viceversa.
La ricchezza rende l’uomo schiavo, avaro e operatore di ingiustizie.
Sarà salvo colui, che con la sua ricchezza avrà procacciato i mezzi per dare lavoro e pane ai diseredati.