Anche Cagliari, la mia città,era sotto ibombardamenti nell’anno 1943.
La mia famiglia, che abitava nel quartiere della Marina, si trovava, più delle altre zone della città, sotto il fuoco nemico essendo vicino al Porto.
Si temevano anche gli attacchi con le armi chimiche .
Per questo motivo la popolazione era invitata a coprirsi la bocca con un cuscinetto di crine bagnato. Infatti, appena suonava l’allarme,tutti i condomini del mio palazzo, scendevano al piano terra. Qui, la proprietaria dello stabile, teneva pronta una conca d’acqua in cui tutti immergevano i cuscintetti per portarli poi davanti alla bocca.
Al suono della sirena che annunciava il cessato fuoco, ci si levava il tampone umido con un sospiro di sollievo e ci si guardava intorno per vedere se eravamo ancora tutti vivi.
Altrevolte, appena suonava l’allarme, si correva verso una grotta che si trovava in cima alla nostra strada.
Le mamme con i figli al seguito o in braccio, facevano l’appello chiamando per nome tutti i loro familiari. In questa corsa disperata, qualcuno cadeva, soprattutto gli anziani e spesso il bomabardamento li coglieva durante il tragitto.
Si dormiva vestiti, facendo il turno di veglia perchè si potesse scappare al primo squillo della sirena.
Per lungo tempo anche dopo la fine della guerra, i nostri sonni erano turbati dal fischio della sirena e dai fischi delle bombe.