Una nonna ricorda…

Fervevano gli ultimi preparativi in una casa della “Marina” a Cagliari, in attesa della cicogna.
Era il 25 gennaio del 1927 quando aprii gli occhi alla vita, circondata dall’amore dei genitori, dei fratelli e di tutti i parenti.
Mio padre Giovanni e mia madre Antonietta, poco più che trentenni, avevano messo al mondo prima di me, cinque figli ed io ero la sesta della serie, che si chiuse dopo tre anni con la nascita del settimo figlio.
La mia famiglia abitava nei pressi del porto, in un appartamento da cui si dominava il Golfo di Cagliari, con le navi che arrivavano e partivano salutando con squilli di sirena.
Nel quartiere “Marina” vivevano i pescatori che per lo più abitavano nei sottani dei palazzi.
Nelle prime ore del mattino e della notte i pescatori salivano sulle loro barche per buttare le reti al largo: a volte le ritiravano cariche di pesci altre volte meno, soprattutto quando infuriava la tempesta che strappava le reti mettendo a rischio la vita degli stessi pescatori.
In quei frangenti i familiari, presi dalla disperazione, invocavano tutti i santi del cielo, attendendo l’arrivo dei loro cari sulla banchina del porto, esposti alle intemperie.
Ritornava la calma quando le barche rientravano in porto e i pescatori sani e salvi potevano riabbracciare i familiari.